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Accompagnamento al benessere

Accompagnamento al benessere

Un problema non può mai essere risolto restando al suo livello.
Chi ha un problema è convinto di conoscerlo benissimo.
E’ in grado di descriverlo perfettamente, fino ad arrivare a conoscere le cause.
Sa tutto, ma non è in grado di cambiare nulla. Perché? Chi affronta la sofferenza vuol davvero procedere verso una vera comprensione, oppure è semplicemente alla ricerca di soluzioni?
La domanda che mi fanno più spesso i miei pazienti è “tutto questo mi è chiaro, ma come faccio a cambiarlo?”
Con ogni probabilità chi pone tale quesito non troverà una via d’uscita, perché è la domanda stessa ad essere sbagliata.
Ogni buon agricoltore sa che può prendersi cura del suo campo, al massimo delle sue possibilità, ma non può sapere con certezza, né tantomeno pretendere, di avere un buon raccolto.
Può arare, seminare, innaffiare, potare… ma non può interferire, se non indirettamente, sul processo di crescita delle piante.
Le quali, appunto, appartengono alla natura, e non a lui.
Nessuna spiegazione può realmente essere efficace se non si raggiunge una visione globale. La visione di ciò che siamo, e non solo del problema che abbiamo.
La visione intuitiva che avviene attraverso mente, emozioni, e corpo; non il risultato di un ragionamento. Consapevolezza quindi consiste nel comprendere il proprio essere nella sua interezza, compresi i condizionamenti che lo imprigionano. Riconoscere quello che è, senza giudicarlo buono o cattivo, senza identificarsi né opporsi, equivale a distinguere la realtà, il presente, dagli anacronistici legami con il passato. Confondiamo spesso il nostro modo di essere con i nostri condizionamenti.
Ciò che siamo (o che possiamo essere) con ciò che siamo diventati. Dicendolo in altro modo: ci relazioniamo al mondo utilizzando, inconsapevolmente, strumenti che, se in un luogo ed in tempo lontano avevano un senso, ora rischiano solo di essere un intralcio. Reagiamo ad esempio con rabbia e sfida di fronte ad ostacoli insormontabili, oppure con depressione di fronte a quelli sormontabili…

Un vero percorso di aiuto, una reale crescita verso il benessere, consiste essenzialmente in due fasi:
• Una consapevolezza profonda.
• Una assunzione di responsabilità.

Un primo errore consiste nell’accettare i propri condizionamenti, confondendoli con “l’essere sé stessi”.
Un secondo errore, di direzione opposta, è quella di voler cambiare, quando ancora non siamo pronti.

Un buon psicoterapeuta, come un buon agricoltore, può prendersi cura dei suoi pazienti, al massimo delle sue possibilità.
Ma non può intervenire direttamente sul suo processo di crescita.

 

(Il paziente) deve arare il suo campo con un aratro che forse non è del tutto adeguato; il mio potrebbe essere migliore del suo, ma a che gli servirebbe? Lui non ha il mio aratro, ce l’ho io, e non può chiedermelo in prestito. Deve usare i propri utensili, per quanto incompleti, e deve lavorare con le capacità che ha ereditato, per quanto carenti. (Carl Gustav Jung “Fondamenti di Psicologia analitica, IV Conferenza, 1935”)